lunedì 23 luglio 2018

Carenza di Vitamina D e Fibromialgia



I sintomi della carenza di vitamina D sono gli stessi della Fibromialgia 

Il ruolo della vitamina D per la nostra salute e la prevenzione da molte patologie sembra non avere termine. Questa vitamina ricopre ruoli di rilievo in molti processi biologici del nostro organismo.
L’importanza per il buon funzionamento del sistema immunitario, metabolismo di alcuni ormoni, sostegno osseo, sono solo alcuni dei suoi ruoli.
La ricerca prosegue e si scopre che la vitamina D, o meglio una sua carenza, potrebbe avere un ruolo nello sviluppo della fibromialgia, patologia caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico, astenia, sbalzi d’umore e insonnia.

Un team di ricercatori, considerando che i soggetti sofferenti di fibromialgia mostrano bassi livelli di vitamina D, hanno condotto questo studio con l’obiettivo di aumentarne il livello ematico e possibilmente di ridurre la sintomatologia.
A 30 donne con fibromialgia e bassi livelli di vitamina D (al di sotto di 32ng/ml), sono stati somministrati vitamina D o un placebo per 20 settimane.
Al termine della sperimentazione, nel gruppo che aveva assunto la vitamina D è stata osservata una marcata riduzione della percezione del dolore e dell’affaticamento mattutino e il miglioramento della funzionalità fisica, parametri rimasti inalterati nel gruppo placebo.
Secondo i ricercatori sono necessarie ulteriori conferme sull’efficacia della vitamina D nel management della fibromialgia, perché lo studio è su piccola scala.
Tuttavia, visti i risultati promettenti, la somministrazione di vitamina D può essere considerata uno strumento estremamente efficace e a buon mercato da aggiungere alle altre terapie per la fibromialgia.
Gli studi che indicano il collegamento tra carenza di vitamina D e dolore muscolare sono numerosi, anche a volte i dati sono contraddittori.



Modalità di assunzione e dosaggi utili ad alzare i valori della 25(OH) D (vitamina D nel sangue)

Vitamina D: considerazioni sul fabbisogno giornaliero

Quanto, quando e come assumere vitamina D
Di Gianluca Pirro

Il fabbisogno giornaliero di vitamina D è ancora motivo di controversie da parte dei Ricercatori. Si passa dalle 400-600 UI/die alle 10.000 UI/die, Inoltre sono ancora poco chiari i fattori che favoriscono l’assorbimento a livello intestinale della vitamina D e la sua conversione nella forma parzialmente attiva (calcidiolo) e nella forma completamente attiva (calcitriolo).

Frequenza e dosaggio di assunzione della vitamina D

Due sono gli aspetti che dovremmo considerare a riguardo: la frequenza e il dosaggio di assunzione.
Fino a qualche anno fa si sapeva che la vitamina D veniva attivata prima dal fegato, con una reazione di idrossilazione con formazione di 25-idrossicolecalciferolo [ 25(OH)D] (calcidiolo) , e poi dai reni, con d ue diverse reazioni di idrossilazione alternative, che danno origine, rispettivamente, all'1,25-diidrossicolecalciferolo [1,25(OH)D] (calcitriolo) , la componente attiva, e al 24,25-diidrossicolecalciferolo [24,25(OH)D] , una forma inattiva, a seconda della concentrazione ematica di calcio, fosfati e paratormone.
Quello che invece si è scoperto recentemente è che la vitamina D viene attivata anche direttamente nei tessuti , senza passare attraverso il fegato e i reni.
La stragrande maggioranza dei Medici è ferma a 30 anni fa come conoscenze in questo campo, e non sa nulla dell’attivazione autocrina della vitamina D direttamente nei tessuti (che guarda caso sono quelli in cui la D dà una grande riduzione dell'incidenza di cancro).
Non a caso nel titolo ho parlato di fabbisogno giornaliero. Infatti la vitamina D va integrata tutti i giorni e non in mega dosi settimanali o mensili . La forma di vitamina D non attiva che assumiamo attraverso gli integratori (colecalciferolo) ha una emivita di 24 ore ; significa che se prendiamo 10.000 UI, il corpo il giorno dopo ne ha 5.000 UI disponibili, dopo 3 giorni ne ha 2.500, dopo 4 giorni ne ha 1.250 e così via fino a scomparire. Quella assunta in mega dosi fa aumentare subito il livello nel sangue, ma non la rende disponibile quotidianamente nei tessuti, dove ci serve maggiormente.
Questo è il motivo per cui alcuni studi scientifici hanno avuto risultati inconcludenti o negativi per quanto riguarda la vitamina D: hanno utilizzato dosi basse o mensili/trimestrali. Dopo qualche giorno la vitamina D si era azzerata, pur elevando il livello nel sangue, ma non risultando più disponibile nei tessuti.


Quanta vitamina D assumere al giorno?

Veniamo ora all’aspetto più controverso dell’integrazione, il dosaggio giornaliero. Nuove recenti ricerche (3) affermano che i livelli raccomandati di vitamina D sono troppo bassi e dovrebbero tenere conto anche del peso corporeo.
La dose necessaria per le persone in sovrappeso od obese per raggiungere livelli ottimali di 25 (OH) D sarebbe in realtà di 12.000-20.000 UI al giorno; 2-3 volte superiore alla quantità necessaria a un individuo normopeso e 4-5 volte superiore al livello di assunzione massimo attualmente raccomandato da Health Canada.
Inoltre, lo studio ha mostrato che la supplementazione di vitamina D è sicura fino a 20.000 UI al giorno, anche con peso normale.
In questa immagine viene chiaramente spiegato che in letteratura scientifica non si sono evidenziati casi di tossicità a dosaggi sotto le 30.000 UI al giorno e con una quantità nel sangue inferiore a 200 ng/ml.
Dosaggi e tossicità della vitamina D




Il Dott. Coimbra, autore del famoso protocollo per la cura delle malattie autoimmuni con alte dosi di vitamina D, afferma senza dubbio che 10.000 UI al giorno non possono causare alcun rischio . Anzi, per coloro che soffrono di qualche malattia autoimmune, la dose può fornire un sollievo parziale, ma non eliminerà il problema. Dosi più elevate possono essere utilizzate a scopo terapeutico, ma solo sotto stretto controllo medico a causa del rischio di ipercalcemia.
C'è da dire che questo tipo di integrazione (10.000 UI al giorno) è fisiologica, per cui non va a sopprimere l'omeostasi del paratormone (PTH), il quale continua a rispondere alle solite regole, rimanendo un valore che facilmente varia, anche in base alle quantità di calcio che ingeriamo con cibo e acqua. Il livello nel sangue si stabilizza in circa 2 mesi di integrazione e, se si interrompe l'integrazione, ritorna al livello di partenza dopo 2 mesi.
Ma ci sono alcune condizioni patologiche che sconsigliano anche l’integrazione a questo dosaggio. Tra queste: ipercalcemia, insufficienza renale, iperparatiroidismo primitivo, ipertiroidismo.
Quindi è consigliabile comunque monitorare periodicamente calcemia, fosforemia e paratormone anche in soggetti sani, per poter calibrare perfettamente un’integrazione mirata e personalizzata dato che è impossibile prevedere la resistenza biologica e il livello di assorbimento individuali.
Non c'è un preciso momento in cui è consigliata l'assunzione della Vitamina D, ma potrebbe aiutare, in termini di assimilazione, assumerla a stomaco pieno perché il suo assorbimento segue quello delle altre vitamine liposolubili, quindi viene favorito dai grassi, soprattutto quelli saturi. Inoltre non occorre suddividere la dose giornaliera.


Esposizione ai raggi solari e vitamina D

Circa 20-30 minuti di esposizione al sole, con le braccia e le gambe scoperte e senza protezione solare, sono in grado di produrre 10.000 unità di vitamina D. Dopo aver raggiunto un quantitativo doppio, la produzione di vitamina D cessa. È interessante notare che questa situazione è in contrasto con le diverse raccomandazioni internazionali, che attualmente indicano ai medici di prescrivere integrazioni anche di sole 600 unità al giorno, sebbene tale dosaggio sia giustificato probabilmente solo per problemi di osteoporosi e osteomalacia.
Il Dott. J. Cannel ha provato a fare un test di intossicazione su se stesso, assumendo 100.000 UI al giorno, arrivando ad un livello sierico di 25 OH di 300 ng/ml. Dopo essersi esposto al sole ogni giorno, per due settimane, il livello scese a 250, pur continuando a prendere supplementi.
Giá il Dott. Holick aveva chiarito che non è possibile raggiungere livelli troppo alti solo tramite esposizione solare, perché il sole distrugge la D in eccesso, ma si pensava succedesse alla vitamina D prodotta nei tessuti e non introdotta tramite supplementi. Questa esperienza del Dott. Cannel riporta invece informazioni nuove e interessanti.
In Italia l'80% della popolazione è carente di vitamina D , la cui sintesi a partire dal 7-deidrocolesterolo (che si converte in colecalciferolo) è possibile solo grazie all’irradiazione dei raggi UVB del sole (sono più efficaci quelli compresi tra 290 e 315 nm con il sole almeno 30° sopra l’orizzonte), che però da Ottobre ad Aprile sono troppo deboli alle nostre latitudini per poterla sintetizzare adeguatamente.
Di seguito un esempio della quantità degli raggi ultravioletti alla latitudine della Campania agli inizi del mese di Marzo, quindi ormai a fine inverno. Alla massima altezza del sole (41°),abbiamo un livello di UV di 3 su 11 secondo la scala internazionale. Più si va a nord più l’altezza massima del sole sarà inferiore e i raggi UVB scarsi.

 
Raggi UVB ed esposizione solare
A ciò aggiungiamo che in inverno, sia per il clima rigido, sia per i ritmi lavorativi, diventa praticamente impossibile esporci 20-30 minuti nelle ore centrali della giornata con gambe e braccia scoperte.

Livelli di vitamina D in relazione a fattori ambientali e alimentari

Altri fattori che limitano l’assorbimento sono la pelle scura, la quantità eccessiva di ozono nell’aria, il cielo nuvoloso, l’età, la percentuale di grasso corporeo, l’utilizzo di filtri solari, una eccessiva esposizione agli inquinanti ambientali (diossine, policlorobifenili, bisfenolo A, ftalati, inquinanti organici), alcuni farmaci induttori dell’enzima CYP-24, noto per la distruzione delle riserve di vitamina D; e, come abbiamo detto prima, soprattutto la concentrazione di UVB, che dipende dalla stagione e dalla latitudine.
Per i motivi suddetti e per le variabili di assorbimento individuale, anche l’accumulo di vitamina D sintetizzata e stoccata nei tessuti adiposi nel periodo estivo spesso non è sufficiente a mantenere adeguati livelli per tutto l’anno senza un’ integrazione mirata.
Il cibo moderno inoltre, processato industrialmente, non contiene valori rilevanti di vitamina D . E comunque gli alimenti che contengono vitamina D in quantità non trascurabili sono pochi e tutti di origine animale (da tenere presente per chi segue una dieta vegetariana/vegana in senso stretto ). Il più ricco di tutti, ammesso di considerarlo un alimento e non un integratore alimentare, è l'olio di fegato di merluzzo. Altri alimenti interessanti sono il salmone, lo sgombro, il tonno, le sardine, le aringhe, il tuorlo d’uovo e il fegato.
La nostra unica fonte fisiologica di vitamina D è quindi il sole e, paradossalmente, il momento in cui questo ormone è prodotto dal corpo coincide esattamente con il momento in cui la radiazione solare è più forte e può causare il cancro della pelle. Ma 20 minuti senza protezione solare (perché praticamente le protezioni solari bloccano la produzione di questo ormone) porteranno all’organismo solo benefici.
Nessuna singola cellula umana è esclusa dai benefici della vitamina D. In aggiunta alle malattie autoimmuni , la carenza di questo ormone può causare ipertensione, diabete, cancro, oltre ad essere correlata con malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer e il Parkinson .
Nella guida sulla Vitamina D sono approfonditi altri importanti aspetti relativi all’integrazione di vitamina D: la tipologia di integratori consigliati , gli elementi e vitamine sinergici , le analisi cliniche da fare per verificare il vostro livello sierico di vitamina D e monitorare il corretto metabolismo del calcio/fosforo.

Riassumendo in pillole

La vitamina D va integrata tutti i giorni, in un dosaggio ormai ritenuto fisiologico dalle ultime ricerche di 10.000 UI/die, L’assunzione, anche in un’unica soluzione, è preferibile a stomaco pieno perché l'assorbimento della “D”, essendo liposolubile, viene favorito dai grassi, in particolare saturi.
Queste raccomandazioni valgono in particolar modo per i mesi che vanno da Ottobre ad Aprile, periodo in cui la carenza di UVB alle nostre latitudini rende problematica la sintesi cutanea della vitamina D. La quantità contenuta nei cibi è troppo bassa per stabilizzare da sola il valore ematico, tantomeno per compensare eventuali carenze. E comunque la sua eventuale presenza in quantità accettabili sarebbe limitata principalmente ad alcuni pesci grassi.

Riferimenti

  1. Bruce WH. Vitamin D Dosing Interval. College of Medicine Medical University of South Carolina. Jul, 2014.
  2. Hollis BW, Wagner CL. The role of the parent compound vitamin D respect to metabolism and function: why clinical dose intervals can affect clinical outcomes. J Clin Endocrinol Metab . Dec, 2013.
  3. Ekwaru JP et al. The importance of body weight for the dose response relationship of oral vitamin D supplementation and serum 25-hydroxyvitamin D in healthy volunteers. PLoS One . Nov, 2014.
  4. Veugelers PJ, Ekwaru JP. A statistical error in the estimation of the recommended dietary allowance for vitamin D.Nutrients . Oct, 2014.
  5. Grant WB et al. An estimate of the economic burden and premature deaths due to vitamin D deficiency in Canada. Mol Nutr Food Res . Aug, 2010.
  6. Coimbra CG. Cícero Galli Coimbra, o médico que trata a esclerose múltipla sem remédio. veja.com. Jun, 2014.

Vitamina D scopri con il video del Dott. Roberto Boscia le:
- 3 cose da fare
- 3 cose da non fare

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