mercoledì 13 aprile 2016

Pensieri fibro in libertà. I gruppi di auto-aiuto: quanto sono utili?


Sto seguendo un gruppo di auto-aiuto su fb e mi stanno tartassando di richieste di contatto... Sembra che so come risolvere un problema, un po' per deformazione professionale, ma più per generosità e disponibilità, tendo a volere essere di aiuto agli altri accantonado i miei problemi, che vedo più tardi tra me e me...
Nessuno spazio per dire di no agli altri?
Pur essendo predisposta all'altruismo, mi trovo a dovere fare i conti con le mie esigenze di spazio per la salute personale e devo scegliere di appartarmi in solitudine.
Scrivo sempre i miei pensieri da tempo e per questo oggi parlo dei cosìdetti gruppi di auto-aiuto con tutti voi che sicuramente ne avete già fatto esperienza più o meno positiva.

Vorrei fare luce sui meccanismi psicologici che si instaurano in questi gruppi: penso che alla fine ci stiano mettendo in un contenitore abbandonati a noi stessi a parlare solo dei nostri mali per tenerci impegnati e non  disturbare i medici.
Effettivamente un po' di sollievo lo danno questi gruppi, sia virtuali che non...
In un primo momento sembra di alleggerirsi e sentire meno problemi, per via della condivisione ed analogia dei sintomi, poi però il nostro sistema nervoso reagisce male e diventa "troppo" sentire anche un lamento in più.

Quindi, mi chiedo: a cosa servono questi contenitori se non a togliere problemi ad un sistema sanitario che dorme?
Per noi malati, stare in gruppo, rappresenta un palliativo, un tamponare momentaneanmente l'ansia: ma tra i partecipanti c'è sempre chi ha un tono più alto di preoccupazione e questa, si infiltra negli altri portando alla luce nuovi elementi per allarmarsi.
Ci sono molte risposte e soluzioni proposte per la nostra malattia, ma le vorremmo sentire su di noi come un abito cucito su misura. 

Arriva un momento in cui il gruppo ci "espelle" oppure è automatico per noi abbandonarlo, in quanto non vogliamo più alimentare quel lamento e questo non vuole dire che siamo guarite, ma che abbiamo un ritorno dell'eco dei nostri lamenti, un boomerang che amplifica i sintomi provocando un rigetto sociale.
Chi arriva a questo punto, crede di avere risolto la Fibromialgia, perchè sta meglio di qualcun'altro quando non ne parla. Ma non è così...
Ignorare un problema non significa risolverlo.

Questa reazione, infatti, è plausibile soltanto se vista come meccanismo di difesa nomentaneo: quando suona la sveglia spegniamo l'allarme, ma resta il fatto che dobbiamo alzarci, se non lo facciamo la sveglia suonerà ancora.
Questo meccanismo di difesa non è obiettivo.
Quanto di quello che accantoniamo non andrebbe invece valutato come sintomo? Cioè, nel contesto di una visita medica, per una reale diagnosi differenziale, tendere all'esclusione aprioristica di altre patologie.
Ma questo è un campo di competenza del medico, non del paziente.
Ossia esigere una visione altra da quella contemplata dalla medicina ufficiale.
In alternativa occorre rivolgersi a un medico che non sia imbrigliato per convenzione (o interessi) alla suddetta.

Se il sistema sanitario ci desse la possibilità di stare tranquille con la verifica dei sintomi, sarebbe già un gran passo per affrontare tutto con più serenità...
Invece siamo noi che dobbiamo autodiagnosticare se un sintomo più ricorrente possa essere ricondotto a qualcosa di diverso dalla Fibromialgia.
Molti dottori si lamentano di questa autodiagnosi, giudicandoci e criticandoci che non dovremmo chiedere a "dr.Google"... ma se andiamo dal medico per ricevere una finta rassicurazione tornando a casa con più dubbi di prima, non ha senso e men che meno utilità.
Quando il medico minimizza le nostre problematiche, in realtà, non fa altro che contribuire al nostro peggioramento, psicologico e non solo (siamo psicosomatici a senso alternato?), forse senza rendersene conto.

La necessità per un malato è, fondamentalmente, trovare il transfert terapeutico giusto, quello cui poter rivolgersi sapendo di essere ascoltati, senza pregiudizi e con professionalità.
Dare il peso giusto alle problematiche sia fisiche che psichiche e collaborare insieme per la cura: è questo ciò di cui abbiamo bisogno oltre ai gruppi di auto-aiuto fra malati che non contemplano una guida tecnica.

Studiarsi da soli è difficile, si resta imprigionati in un groviglio di allarmi, anche se alla lunga si impara a conviverci, soprattutto per istinto di conservazione, i problemi restano lì irrisolti.

Persino gli psicologi e gli psichiatri che lavorano sempre a contatto con persone malate hanno bisogno di scrollarsi di dosso i propri problemi, appunto, parlando con altri colleghi.

Pur restando altruisti, non ci si può annullare per gli altri, sarebbe sbagliato porsi in questi termini. Nessuno in questo campo può davvero aiutare gli altri se non è in grado di aiutare se stesso.

Nasce così per me la necessità di appartarmi nel mio spazio per aiutare prima me stessa, e tuttavia spero di avere contribuito a dare più luce e chiarezza anche a voi che leggete.

Buona giornata a voi e grazie per il momento di condivisione.

Morena Pantalone



MCS - Sensibilità Chimica Multipla: i malati rivendicano pari opportunità


 MCS - Sensibilità Chimica Multipla: i malati rivendicano pari opportunità

Cliccate  QUI per leggere il comunicato del Comitato Veneto MCS e dell'ADAS che riguarda la notizia diffusa il 02.03.2016 da ANSA.it cronaca, che ha lasciato sbigottiti i numerosi malati di M.C.S. che ogni giorno si aggravano, nell’ indifferenza delle Istituzioni preposte a garantire il Diritto alla salute e alle cure. 
Alcuni malati privilegiati che vengono riconosciuti ed aiutati a discapito dell'offerta di un servizio adeguato per tutti e che impiegherebbe denaro pubblico di gran lunga inferiore alla spesa dei voli della speranza per pochi individui.

In Italia esistono validi medici che, se adeguatamente dotati di risorse umane e di strumentazioni e locali adeguati, possono svolgere attività di diagnosi ed effettuare cure in favore tutti quelli che ne hanno necessità; il denaro pubblico va impiegato per garantire servizi pubblici innanzitutto e i costi dei viaggi della speranza superano i costi necessari a creare ambulatori e reparti ospedalieri pubblici a vantaggio dei cittadini italiani, senza odiosi privilegi e gravi discriminazioni.


 Ma che cosa è la Sensibilità chimica Multipla?
Attingo le definizioni dal sito OMAR l'Osservatorio Malattie Rare

La Sensibilità Chimica Multipla (MCS) è una malattia che pochi conoscono e che la maggior parte dei medici riconosce con difficoltà. La malattia si caratterizza infatti per una serie di sintomi differenti, che possono colpire ogni organo, e le sue manifestazioni sono estremamente differenti da persona a persona e infatti il nome stesso dato alla patologie è piuttosto generico. I sintomi più frequenti, ed altamente lesivi della qualità della vita del paziente, fino all’invalidità, sono quelli di tipo allergico come difficoltà respiratoria, nausea, emicrania, dermatiti da contatto, vertigini, ipersensibilità agli odori e manifestazioni, talvolta anche gravi a livello neurologico, come sdoppiamento della personalità e amnesia.
Con il tempo, soprattutto se l’esposizione alla sostanza continua, la malattia produce nell’organismo effetti irreversibili e può portare addirittura allo sviluppo del cancro, di malattie autoimmuni e all’ictus.
Proprio la presenza dei sintomi neurologici, accompagnata dal fatto che nei pazienti non venivano riscontrate allergia, ha per molto tempo indotto a indirizzare queste persone verso cure psichiatriche ma solo in alcuni casi trattamenti con gli antidepressivi hanno dato buoni risultati. Oltre alla varietà dei sintomi e della loro gravità a rendere più difficile la diagnosi – e anche a rendere assai difficile una vita normale – è il fatto che a causarli possono essere sostanze molto differenti tra loro e di uso estremamente comune come la candeggina, detergenti, profumi, saponi, pesticidi e prodotti da giardino, ma anche gas di scarico, micropolveri e campi elettromagnetici accentuati. Per molti pazienti diventa difficile trovare anche un ambiente adeguato in cui vivere poiché l’installazione di un ripetitore telefonico, la presenza di un benzinaio o di molto traffico o di altre comuni attività commerciali vicine può rendere la vita insopportabile.
Spesso i sitomi si accompagna a stati ansiosi e depressioni,  ma è difficile ancora stabilire se questi facciano veramente parte della malattia o siano piuttosto una conseguenza del timore continuo di entrare in contatto con le sostanze e la difficoltà a condurre una vita normale. Attualmente l’ipotesi tenuta in maggior considerazione, scartata ormai quella che si tratti di un problema di tipo psichiatrico, è che  la malattia sia causata da una ridotta capacità di metabolizzazione delle sostanze xenobiotiche a causa di una carenza genetica o della rottura dei meccanismi enzimatici di metabolizzazione a seguito della esposizione tossica.
Attualmente la patologia non è inserita tra quelle riconosciute come esenti dal nostro sistema sanitario nazionale tuttavia alcune regioni - non ho fonti certe su quali siano - grazie all'autonomia in materia, hanno dato alla malattia questo riconoscimento.

Vista la grande difficoltà nel diagnosticare la malattia e la recente considerazione che le è stata data è molto difficile fare una stima della sua reale presenza nella popolazione. Tra gli esperti italiani ci sono il  prof. Giuseppe Genovesi medico specialista in endocrinologia, psichiatria e immunologia e ricercatore presso il Policlinico Umberto I di Roma, il prof. Alessio e il Prof. R. Lucchini degli Spedali Riuniti di Brescia, il Prof. Tirelli, direttore del Centro Oncologico di Aviano, il dott. Cipolla dell’Ospedale S.Orsola Malpighi di Bologna, il Prof. Carrer dell’Università di Milano, il dott. Arcangeli e il dott. Rossi dell’Ospedale Careggi di Firenze. 



martedì 5 aprile 2016

Rinnovo argomentazioni ai decisori in merito al riconoscimento della Fibromialgia - Mcs - Me

Oggi 5 aprile 2016 Aggiornamento della Petizione.

Causa insufficenti risposte dai decisori scelti in precedenza, si invia la petizione ai seguenti "tutori" della salute pubblica:

Segreteria Min. Salute: Fabia D'Andrea
Segreteria part. Min. Salute: Emanuele Calvario
Segreteria tecnica Min. Salute: Roberto Scrivo
Capo Ufficio legislativo: Maurizio Borgo

e, PC:
Presidenza della Repubblica: Sergio Mattarella

Posta certificata: Direzione gen. programmazione sanitaria



Morena Pantalone

LA FIBROMIALGIAè UNA SOLA, ma quando i medici la chiamano idiopatica, reumatica o psicosomatica, lo sanno che sbagliano e confondono le persone?

conversazioni su facebook:

Anonima - Scusate, io soffro di polimialgia reumatica, che contiene gli stessi sintomi della FIBROMILGIA , diagnosticata dopo2 anni di dolori insopportabili, cure sbagliate, diagnosi da malata di mente ecc, anche la polimialgia non è riconosciuta dal servizio sanitario nazionale come malattia invalidante, che differenza sostanziale c'è fra le due malattie? leggo i vostri commenti e mi ci ritrovo, penso che abbiamo delle similitudini abbasta strane...

Morena Pantalone
Morena Pantalone LA FIBROMIALGIA è UNA SOLA. la Fibromialgia, contiene in sè , come definizione che è una patologia che si manifesta su muscoli e tendini con dolore cronico, intermittente e migrante. 
Chiamarla reumatica... perchè? perchè è diagnosticata dal reumatologo? 
polimialgia, poi.... oppure chiamarla idiopatica, cause sconosciute? Ma ormai le cause sono già note a tutti, è una ridotta funzionalità e carenza dei NEUROTRASMETTITORI. 
Questi sono Serotonina , Melatonina (i principali), che ci dovrebbero aiutare a MODULARE IL DOLORE. 
Allora... C'è un esame per il DOSAGGIO DELLA SEROTONINA? 
SI, C'è...
MA NON LO USANO PER LA DIAGNOSI, non sarebbe proprio un esame specifico, ma generalizzato nel dolore cronico, e comunque rileverebbe un problema reale.
Se adottassero questo esame per il dosaggio della SEROTONINA,  sulle persone con fibromialgia,  si avrebbero evidenze certe sullo stato di dolore.

Ma siamo lontani ancora dal volersi occupare seriamente di questa malattia, soprattutto in Italia.
Neanche per la diagnosi si ha certezza. 
L'errore diagnostico si può avere sia come "falso positivo" che come "falso negativo". 
Sia in un caso che nell'altro è il medico ad essere poco informato e preparato in maniera  superficiale.
E' grave in entrambi i casi: se il falso positivo di fibromialgia, avesse un'altra malattia invece? 


Sarebbe già molto se il ministero della Salute riconoscesse che abbiamo dei problemi e che hanno un nome, Fibromialgia, Sindrome della stanchezza cronica, Sensibilità chimica multipla, e che già il vedersi identificati in una categoria con rispettivo piano di cura e linee guide accreditate.
Il sapere di essere accolte e trattate come altre persone malate, la maggior parte dei nostri problemi si ridurrebbe e di conseguenza staremmo meno tempo negli ambulatori... poichè maggior parte delle nostre ricerche di intervento, le facciamo perchè non siamo abbastanza considerate e anzi spesso, anche trattate da pazze ipocondriache o depresse.


Nel 2013 uno studio conferma che la fibromialgia non è una malattia immaginaria.

sabato 2 aprile 2016

Un Libro denuncia la pericolosità e l'inefficacia del 50% dei farmaci in uso (di Even e Debré)

Un Libro-guida uscito nel 2012 scritto da due medici ormai prossimi alla pensione che accusavano l'abuso di farmaci ed analizzavano 4000 farmaci dividendoli in inutili, utili e dannosi.

Per questo i professori Bernard Debré e Philippe Even sono stati sospesi dall'esercizio della professione per avere denunciato scrivendo le verità sui farmaci da loro analizzati e di cui hanno chiesto il ritiro al pubblico per quelli più dannosi.

Il libro non è stato tradotto in Italiano, ma il nome dei farmaci è internazionale. In articoli su internet sono state tracciate delle liste nere anche incomplete, ma per esperienza sono diffidente. 

Vincono sempre le multinalzionali farmaceutiche, a quanto pare... ma cercheremo di difenderci informandoci di più.
 
Vedi anche il video - Guida ai farmaci pericolosi e inutili

Guida dei 4000 farmaci utili, inutili e dannosi


 Articolo sui dannosi effetti di Lyryca.


Il video documentario che svela tutta la verità sugli psicofarmaci con le testimonianze di avvocati.
Questo documentario, racchiude 175 interviste fatte ad avvocati, esperti in salute mentale, familiari delle vittime e degli stessi sopravvissuti. Il video mostra tutta la verità sulla somministrazione di psicofarmaci e rivela una brutale ma ben stabile e tutelata macchina per fabbricare denaro.

D-Mannosio e cistite ricorrente da entero-batteri



La cistite ricorrente e/o interstiziale è uno dei sintomi che può presentarsi prima o poi nelle persone dignosticate o in attesa di diagnosi di Fibromialgia.

Il passaggio di germi fecali dall'intestino alla vescica che provocano cistiti ricorrenti e con urinocoltura negativa, avviene attraverso il sistema linfatico e non solo per via esterna e scarsa igiene come vorrebbero sostenere in letteratura medica.

La causa parte sempre dalla disbiosi intestinale provocata da errori alimentari stress in eccesso.
Anche in questo caso ripristinare la funzionalità dell'apparato intestino è fondamentale e risolutivo.

Coadiuvante in aiuto delle cistiti croniche e interstiziali è il D-Mannosio una molecola che ingloba i batteri fecali (enterococco ed Eschrichia Coli) e se ne trova nel mirtillo rosso.

Fondamentale è ripristinare le attività dell'intestino con Serplus , Zinco e Dieta salutariana.
Ovviamente bere molto per diluire le urine e percepire anche meno fastidio dal sintomo bruciante alla minzione.
Uno dei miei rimedi che adottavo in emergenza prima di occuparmi in modo radicale della salute intestinale, era uno dei "rimedi della nonna", il decotto di cipolla.
Ricetta del decotto di cipolla:
Prendere una grossa cipolla o due piccole e dividerle in 4 parti, immergere i pezzi in 500 ml di acqua e fare bollire 10 minuti. Filtrare e bere (anche diluito, se risulta sgradevole) durante tutta la giornata. Ripetere l'operazione al bisogno. E comunque se non passa provvedere curando l'alimentazione e l'intestino nel modo che già indico sopra attraverso il link.


Morena 


Mirtillo rosso (Cranberry)
La sua utilità è stata molto dibattuta in sede dell'Efsa nel claim salutistici, il mirtillo contiene antiossidanti in particolare proantocianidine che aiutano l'organismo a lottare contro i batteri. Molto probabilmente è un problema di concetrazione di mirtillo che in alcune bevande è un po' come dire serve più per dare colore che altro, mentre invece alcuni prodotti come capsule in erboristeria contengono il 36 mg. di proantocianidine che è il limite minimo ritenuto effiicace dalle autorità sanitarie

Mirtillo Rosso D-Mannosio?
Secondo invece dei nuovi ricercatori il mirtillo rosso ha un effetto positivo nella prevenzione e terapia della cistite grazie alla presenza del D-mannosio, uno zucchero semplice contenuto nel mirtillo rosso, anche se questa tesi non trova concorde tutta la comunità scientifica, ma nel caso di E.Coli ci sono più studi concordanti.

 Dal sito Cistite. inf.Aps Onlus

 Il D-mannosio, attaccandosi alle zampe dei batteri impedisce la loro adesione alle mucose urinarie. Per fare un esempio possiamo paragonare le lectine batteriche alla parte uncinata di un velcro e la vescica alla parte lanuginosa. L'adesione dei due è fortissima. Il mannosio presenta la stessa “lanetta” della vescica e riesce ad attaccarsi ai batteri prima che si attacchino altrove. Una volta uniti al d-mannosio i batteri non possono più aderire alla vescica e restano beanti nell'urina venendo eliminati attraverso la minzione. La capacità adesiva dei batteri al mannosio è superiore a quella degli stessi verso la vescica, pertanto il d-mannosio riuscirà a staccare anche i batteri già ancorati alla mucosa e a calamitare quelli penetrati in profondità. Per questo motivo nei primi periodi di assunzione di mannosio è facile, pur in assenza di sintomi, riscontrare urinocolture positive (e talvolta con cariche batteriche addirittura più alte del solito): perchè i batteri rilevati sono quelli che stiamo eliminando dalla vescica e l'assenza di sintomi dimostra che si tratta di innocua batteriuria e non di cistite.

venerdì 1 aprile 2016

Florence Nightingale, infermiera fibromialgica


E' da un bel po' di tempo che guardo e osservo... ma anche tra i più santi tra i medici che si occupano di Fibromialgia, anche fra i più conosciuti e stimati diagnosti, poi riscontro una superficiale cura nei confronti dei pazienti fibromialgici e di conseguenza calano le buone referenze nei loro confronti da parte dei malati, ovvero ricevono feed back negativi inaspettati.

Tutto ciò è fisiologico perchè anche i medici sono esseri umani.. (spero) e anche loro hanno un sistema nervoso.

Immaginiamo una ipotetica, ma non troppo, conversazione tra paziente e medico.
Quanta frustrazione e dotto'...?! 
Pensa un po' noi, che la fibromialgia la portiamo addosso tutti i giorni...
E ci dai un farmaco e poi un altro, funziona poco o niente, e poi ritorniamo in ambulatorio. 

Il mio medico (Rip) ha pensato bene di morire prematuramente a 60 anni per non vedermi più, forse... (scherzo, ovvio). Ed era uno veramente come non ce ne sono più.  Gli mandavo tutte le mie ricerche e le nuove cure; lo assillavo di domande, e sì, che mi trattenevo, perchè ero consapevole di essere eccessiva. 
Nonostante ciò, lui rispondeva sempre con coerente professionalità.

Ma quando hai dei sintomi neurologici e articolari senza causa apparente e che destano allarmi, come e che cosa devi fare?
Dotto', e poi vi lamentate che i Pronto Soccorsi sono pieni di gente con codice bianco...
E invece, per le fibromialgiche (isteriche) l'avete risolta così: sono stati istituiti questi gruppi di auto-aiuto su facebook ed anche un po' meno affluenza negli ambulatori l'avrete notata, no?
Ma sì, visto che ci imbottite di ogni porcheria chimica che neanche funziona, tanto vale passare al "fai da te"... 
Io mi sono abituata ormai a gestire la mia salute, certo ogni tanto vorrei poter raccontare i miei sintomi per essere rassicurata di non avere nulla per cui allarmarmi, ma tanto ho imparato come fare da me

e anche voi dottori perderete il lavoro... (come l'ho perso anche io).

Già... ero una infermiera dagli anni 80, tanta esperienza sul campo, in terapie intensive a contatto con malati gravi, un'epoca in cui ancora si poteva passare da un ospedale all'altro con facilità. 
Bastava dire "sono infermiera" e stendevano un tappeto rosso... lavoravi dopo due ore dalla richiesta.
Non è più così: già dagli anni '90, quando dovetti contrattare un lavoro. Per 2.000 lire in meno di tariffa oraria, una collega albanese mi sorpassò... (e non vi dico che professionalità aveva...)

Ma perchè esercitare la libera professione?? Una infermiera seria non è una che porta il caffè al primario (o peggio...); l'infermiera ha un preciso compito: quello di stare a contatto con i pazienti ed esserne il tramite con il dottore.

E così scelsi l'attività di Libera Professione perchè nella zona dove lavoravo l'assistenza domiciliare della Asl era appaltata. Vedevo una media di 20 pazienti al giorno, domiciliati, allettati, cronici o terminali. 
Avevo una manualità nelle prestazioni molto richiesta dai familiari e dai pazienti perché centravo al primo colpo cateteri venosi e sonde varie, perchè... 
 primo: non nuocere, ricordate?
Organizzavo gli orari personalmente in accordo con le esigenze delle famiglie, ed ero una delle poche infermiere cui rivolgersi anche festivo e notturno. La mia tariffa non cambiava, poichè presso le Asl non era previsto un extra orario... A testimonianza di questo mio impegno non contemplato, le famiglie mi erano riconoscenti, non fosse altro che con un dono a Natale... 

Lavoravo senza sosta, ma un brutto giorno arrivò quel maledetto referto di biopsia e dovetti operarmi: fine della partita iva e fine del lavoro
50 anni superati e non avere un'occupazione e un reddito, nè un riconoscimento di malattia, niente di niente.
2008, appena operata con i punti di sutura, ascoltavo il Tg con l'annuncio della crisi economica, mai più finita...
Rimane la fibromialgia, una malattia che soltanto i ricchi possono affrontare: i disoccupati possono anche morire...

 E quindi sono:
- Orfana della Sanità perchè la Fibromialgia non è riconosciuta;
- Orfana di medico (perché come il dr.Mauro Orlandi - Rip - non ne trovo più)
- Orfana di lavoro perché oggi in sanità se sei troppo qualificato, stai a casa.
Tanto lavoro (30 anni) al servizio dei malati e adesso che avrei bisogno io di assistenza, lo Stato dove è?

PS:
Avevo anche preso contatti per andare a lavorare all'estero, sono richiestissimi gli infermieri italiani a Londra, ma dapprima ti testano facendoti fare servizi di badantaggio presso le famiglie e, logicamente, io, a 54 anni, non posso spezzarmi la schiena dopo anni di onorata professione infermieristica e, soprattutto, con la Fibromialgia.
E poi, dopo questo colloquio telefonico con l'incaricato delle assunzioni all'estero, tra l'altro sostenuto in lingua inglese, mi sono detta:


"ma perchè io dovrei andare via dall'italia?"

A 50 anni emigrare? nooooo!
E per fare posto allo straniero?... che deve lavorare più di me perchè, poverino, lui deve mangiare e io invece... no!
Io resisto!
Ho imparato a vivere anche con poco, sperando che i miei genitori tengano duro, e sono una risparmiosa da sempre, anche quando guadagnavo molto di più.



Lo sapete perché il 12 maggio è la giornata moooooondiale della fibromialgia?
Perchè è la data di nascita di Florence Nightingale, la donna divenuta modello infermieristico attuale nel mondo che era anche affetta da fibromialgia.


Florence Nightingale, nata nel 1820 a Firenze, aveva scritto molto in proposito, tanto da aver gettato le basi del "nursing", poi adottate in tutto il mondo.
Ella si ammalò gravemente: in seguito alla Brucellosi, per anni accusò i sintomi fibromialgici fino a non camminare più.
Probabilmente oggi si batterebbe anche per tutte le malate di fibromialgia.



La domanda, pertanto è: quante infermiere sono anche fibromialgiche?
Leggete ulteriori particolari a proposito della sua interessante storia